Prologo

Un giardino sull’abisso ci sembrò il modo più adeguato per descrivere il nostro stato, sospesi tra la vita e la morte, combattuti tra speranza e disperazione, consapevoli che il connubio arte-natura, insieme agli affetti, poteva indicare una via per sopravvivere.
Un piccolo giardino quindi, quattro aiuole circondate da siepi, avrebbe richiamato un hortus conclusus dal forte valore simbolico; in mezzo una fontana tonda con una sfera, molto semplice, da un lato un melograno.
Le aiuole, contrapposte a due a due (ma non simmetriche, per non indulgere sul concetto di perfezione cosi` lontana dal nostro sentire di allora), avrebbero ospitato, rispettivamente, piante officinali e piante velenose, piante con fiori verdi e piante con fiori neri, contrasti e affinità, un filo sottile che separa vita e morte, luce e ombra, bene e male.
Un giardino esso stesso opera d’arte in continua trasformazione nel corso di un anno solare, contenitore di spazio e tempo, luogo di meditazione, contemplazione, consolazione e al contempo un piccolo teatro offerto per ospitare altre forme d’arte o sollecitare connessioni con altri artisti innamorati, come noi, della vita e della natura.
Un piccolo progetto ambizioso in cui abbiamo investito tempo e speranze, certi che il risultato ci avrebbe ricompensato di tanti sforzi.
Con il prezioso aiuto di Andrea Castagnaro, eclettico architetto paesaggista che ci segue ormai da più di un anno e che continuerà a condividere il progetto artistico, il giardino ha preso vita ed ora è quasi pronto per dare i suoi frutti.
Guido purtroppo non è più fisicamente qui con noi, ma il giardino continuerà a parlare di lui e per lui, aiutandoci a sopportare la mancanza e a proseguire il nostro cammino.