Livia Savorelli in dialogo con CARLA IACONO e ARMIDA GANDINI
Il giardino di Yoshimasa è il tuo lavoro più intimo e personale, che nasce dal dolore straziante di una incolmabile perdita affettiva. Hai così concepito un progetto che da un lato potesse “lenire le ferite dell’anima” e, dall’altro, innestare nuove narrazioni in un luogo a te caro quale è la tua casa di Ceranesi, sulle alture di Genova, assecondando affinità poetiche e intellettuali ma anche umane… A partire dalla lunga gestazione del progetto, per dare al giardino, quale punto di partenza di tutto, una forma in cui convivessero botanica, filosofia e alchimia, come hai sviluppato con l’architetto paesaggista Andrea Castagnaro la scelta delle piante nel loro alternarsi stagionale e la forma stessa del giardino?
Carla Iacono: Quando abbiamo iniziato il progetto Guido (il marito di Carla, nda) era ancora con noi, e le prime decisioni sono state prese insieme a lui; avevamo già a disposizione un piccolo pezzo di terra circondato da siepi di conifere; il terreno era stato utilizzato come orto ma, quando abbiamo piantato le siepi, avevamo già in mente una struttura che ricordasse una specie di hortus conclusus protetto da mura vegetali. Tale area si prestava quindi a realizzare un piccolo giardino semi nascosto, fortemente simbolico, sospeso tra vita e morte, tra speranza e disperazione, in grado di descrivere i nostri stati d’animo. Abbiamo immaginato quattro aiuole in cui piantare, rispettivamente, piante officinali contrapposte a piante velenose, piante con fiori verdi contrapposte a piante con fiori neri, in un gioco di contrasti e affinità; Andrea Castagnaro le ha realizzate utilizzando un materiale contemporaneo, il corten, in contrasto con la forma classica. Nell’insieme la forma del giardino, a sua volta diviso in quattro aiuole da due piccoli sentieri che s’incrociano nel centro, in cui è presente una fontana, richiama esplicitamente la simbologia del numero quattro, in analogia con i quattro elementi (acqua, terra, aria e fuoco) che, secondo gli antichi, erano alla base di tutte le manifestazioni della vita.
Per quanto riguarda la scelta delle piante è stata necessaria un’accurata analisi, sia artistica che botanica in quanto, dovendo inserire in ciascuna aiuola tipologie di piante con caratteristiche simboliche e funzionali ben precise ma con necessità diverse, bisognava trovare un compromesso tra le loro esigenze, la specificità simbolica richiesta e la necessità di garantire un’adeguata fioritura in tutte e quattro le stagioni. Infine si è tenuto conto dell’ulteriore dicotomia che si poteva creare tra le coppie di aiuole; ad esempio molte delle piante ospitate nelle aiuole delle piante velenose e delle officinali hanno proprietà sia terapeutiche che tossiche; a seconda della quantità utilizzata si possono infatti realizzare farmaci o veleni. Tra queste vi sono la Digitale Purpurea, l’Aconito e l’Assenzio.
Il giardino di Yoshimasa, dettaglio, Casa del Sole, Ceranesi (GE). Ph Andrea Castagnaro
Il giardino di Yoshimasa, dettaglio, Casa del Sole, Ceranesi (GE). Ph Andrea Castagnaro
Hai avuto l’onore ma anche l’onere di avviare il primo “innesto creativo” con il progetto di Carla. A partire dai primi sopralluoghi e dal dialogo costante con lei, quali suggestioni legate al luogo hai provato e su quali affinità poetiche hai sviluppato il tuo progetto? Quali luoghi, adiacenti il giardino, ti hanno maggiormente colpito e perché? Cosa ha rappresentato a livello esperienziale, vivere per una settimana a stretto contatto con me e Carla e discutere su tutti gli aspetti legati alla creazione e collocazione delle opere?
Armida Gandini: Conosco personalmente Carla da qualche anno, ma ho avuto occasione di incontrare il suo lavoro in varie situazioni precedenti. Il nome di Carla Iacono ritornava e ogni volta sentivo una sintonia e una corrispondenza poetica, nonostante la diversità degli esiti visivi e delle pratiche che ognuna di noi adotta.
L’esperienza di Connexxion a Savona e del Festival Artstays a Ptuj in Slovenia ha confermato un approccio affine nel concepire la progettualità artistica, dando origine ad un dialogo che ci ha permesso di confrontarci e di scoprire che abbiamo molte passioni in comune, a cominciare dal cinema e dalla letteratura. Ancora prima di visitare la casa e il giardino, ho sentito che il punto di partenza del progetto di residenza dovesse partire da queste premesse. Il sopralluogo mi ha poi convinta che quella era la strada giusta da percorrere: la terra e le fantasticherie*, la natura e la cultura, la costruzione del paesaggio e il prendersene cura (in sintesi il “coltivare e custodire” biblico).
Passeggiare nel giardino della casa di Carla mi ha riportato indietro nel tempo quando, grazie alla mia ossessione per le scrittrici inglesi, ho visitato i giardini del castello di Sissinghurst progettati da Vita Sackville West e quello di Monk’s House di Virginia Woolf, un paradiso botanico di aiuole fiorite e un ampio frutteto, ma nello stesso tempo un luogo appartato dove l’autrice potesse scrivere indisturbata. Virginia Woolf adorava il suo frutteto che nei Diari definisce il «vero posto dove sedersi e parlare per ore». È forse per questa suggestione che mi sono lasciata affascinare da un angolo defilato del giardino, voluto e realizzato da Guido, che abbiamo chiamato il Sentiero degli alberi da frutto: un corridoio verde caratterizzato dalla presenza di un pruno, un albicocco, due peschi e un fico. Lungo questa breve passeggiata, ho pensato, avrei potuto collocare i libri d’inciampo, associandoli alle piante in base al loro simbolismo e alle caratteristiche botaniche.
La settimana trascorsa insieme, noi tre isolate nella casa wunderkammer di Carla e nel giardino di Yoshimasa, ha rappresentato per me un’occasione speciale di vivere un’esperienza artistica e umana profonda: non solo la condivisione di un progetto, ma la possibilità di conoscerci e dialogare in una dimensione più intima rispetto a quella del sistema dell’arte. Ho trovato commuovente la generosità di Carla di aprire all’altro i suoi luoghi del cuore, carichi di memorie e di vicissitudini, e la tua attenzione nel prenderti cura del progetto, accompagnando Carla in questa fase creativa e trasformativa.
* La terra e le fantasticherie, frase “rubata” ad Agnès Varda mentre ricorda gli insegnamenti di Gaston Bachelard nel suo documentario Varda par Agnès (2019), di Agnès Varda e Didier Rouget
Armida Gandini, Libro d’inciampo, sentiero degli alberi da frutto, Casa del Sole, Ceranesi (GE). Ph Armida Gandini
Armida Gandini, Libro d’inciampo, sentiero degli alberi da frutto, Casa del Sole, Ceranesi (GE). Ph Armida Gandini
Hai trasformato il Sentiero degli alberi da frutto, in un luogo della memoria, in cui imbattersi in tante storie, incarnate dai cinque simulacri di libri in terra che hai collocato ai piedi di altrettanti alberi da frutto, contemplandone anche uno dedicato a Guido, il marito di Carla.
Cosa ti ha spinto a concepire il progetto Libri d’inciampo? Che valore hai attribuito “all’inciampo” in questo senso? Che traccia volevi lasciare del tuo passaggio in questo magico luogo? Come hai invece sviluppato la progettualità nello spazio della Serra, che ha visto questo ambiente trasformarsi completamente?
A. G.: La matrice del progetto è una citazione tratta dall’Epistolario di M. T. Cicerone: Se presso una biblioteca ci sarà un giardino, nulla ci mancherà. Una frase semplice, ma potente, che esprime un ideale di armonia nel quale identifico la mia visione “forme della natura / forme della cultura”. Perché se è vero che una biblioteca si completa nella cura dello spirito grazie alla presenza di un giardino, viceversa anche un giardino si potenzia attraverso la presenza di una biblioteca, intesa come contenitore di cultura e di storia.
Da qui il progetto Libri d’inciampo, che nasce dall’idea di camminare in un giardino presso il quale dimorano simulacri di libri, realizzati incidendo nella terra cotta il nome dell’autore e il titolo: libri della nostra vita che rappresentano aperture di orizzonti della mente e dello spirito. Credo che ogni libro sia un incontro, conosciuto o ancora sconosciuto; un incontro con il mondo e, nello stesso tempo, con noi stessi. Inciampare nei libri per me significa imbattersi, oltre che nella storia culturale dell’essere umano, anche nella memoria che le parole di un libro rappresentano per ciascuno di noi. Per ognuno diverse, perché diversi sono i background e le esperienze di vita che ci portiamo appresso. Il mio desiderio era che si creasse questo genere di connessione e sono stata particolarmente grata ad un amico artista quando mi ha confidato che, passeggiando la sera lungo il sentiero illuminato dalle lanterne, i miei autori e relativi titoli sono scomparsi per fare posto ai suoi, i libri della sua vita… È come se, improvvisamente, l’installazione prendesse un significato più generale.
Per quanto riguarda invece l’innesto creativo della serra, tutto è nato dalla suggestione che durante il sopralluogo questa piccola casa trasparente ha suscitato in me. Una casa per coltivare e custodire, soprattutto quelle piante che hanno bisogno di particolari condizioni ambientali per crescere; ma anche un luogo che ospita l’arte e la cultura, in una dinamica ribaltata dei concetti di biblioteca e giardino. Inversione già leggibile sulle vetrate d’ingresso alla serra, dove è riportata la citazione di Cicerone nella sua interezza, ma con voluti errori di sintassi e cambi d’ordine delle parole che ne fanno un gioco linguistico.
Mi sono presa cura di questa piccola serra e ho attuato la trasformazione di cui parli come parte integrante del processo di lavoro, pulizia compresa. È stato appassionante convertire lo spazio in un posto nel quale piante e fiori abitano in prossimità di opere d’arte e di letteratura.
Armida Gandini, Libri d’inciampo, sentiero degli alberi da frutto, Casa del Sole, Ceranesi (GE). Ph Diego Santamaria
Armida Gandini in dialogo con Carla Iacono, “Se presso una biblioteca ci sarà un giardino, nulla ci mancherà”, serra, Casa del Sole, Ceranesi (GE). Ph.Armida Gandini
Armida Gandini in dialogo con Carla Iacono, “Se presso una biblioteca ci sarà un giardino, nulla ci mancherà”, dettaglio, serra, Casa del Sole, Ceranesi (GE). Ph.Cesare Galluzzo
Il giardino è anche luogo per accogliere, un collettore di nuove energie trasformative, alimentato dalla visione e dallo sguardo di altri artist* invitat* a dialogare con e attraverso questo luogo. Credo che questa forte energia fosse ben palpabile il 30 agosto, giornata scelta per inaugurare ll giardino di Yoshimasa e per la restituzione della residenza di Armida con la presentazione del suo progetto Libri d’inciampo e dell’installazione Se presso una biblioteca ci sarà un giardino, nulla ci mancherà con un dialogo a quattro mani nella serra.
Cosa hai provato in questi momenti di condivisione reciproca e di dialogo, cosa porti con te di questa prima residenza?
CI.: È stata un’esperienza straordinaria, che ha superato ampiamente le mie aspettative, sia durante la settimana effettiva di residenza, durante la quale si è creato un dialogo speciale con Armida e con te, e sono emerse ulteriori affinità e passioni in comune, sia durante l’inaugurazione del 30 agosto.
È stato emozionante vedere quante persone hanno accolto l’invito, pur essendo un periodo difficile per il caldo e le vacanze estive, e il calore dimostrato durante la presentazione del progetto e la restituzione della residenza di Armida.
Innanzi tutto porto con me tante emozioni: l’emozione di presentare Il giardino di Yoshimasa finalmente realizzato, la commozione di percorrere il sentiero degli alberi da frutto trasformato in un luogo mistico e della memoria dai libri d’inciampo, l’emozione di entrare nella serra trasformata in una wunderkammer condivisa, in cui cultura e natura si alimentano a vicenda attraverso i libri, le opere d’arte, gli oggetti curiosi e le piante disposti in un singolare allestimento che esalta le peculiarità del luogo, la sensazione di sicurezza e conforto nel percepire la cura con cui tutto è stato realizzato, a partire dai caratteri lievi ed eleganti della scritta sui vetri che ne sanciscono la potenza evocativa.
Porto con me la gratitudine per la sorellanza artistica di Armida, per la generosità con cui stai seguendo e curando il progetto, per il prezioso aiuto di Andrea, per la disponibilità della mia Flora che ha acconsentito alla trasformazione di un luogo cosi ricco di ricordi e di affetti.
E, infine, porto con me tanti stimoli per la continuazione del progetto, a partire dall’esecuzione dell’installazione Il Cuscino di Ophelia, lavoro realizzato come mio contributo al primo innesto creativo, che mi ha permesso di scoprire una poetica coincidenza: l’anno in cui è stata scoperta l’ottava luna di Saturno (S/1986 U 8 poi ribattezzata Ophelia) e citata nell’installazione è il 1986, anno in cui ho conosciuto il mio amato Guido.
E sono anche questi piccoli indizi a convincermi che siamo sulla strada giusta.
Armida Gandini in dialogo con Carla Iacono, “Se presso una biblioteca ci sarà un giardino, nulla ci mancherà”, serra, Casa del Sole, Ceranesi (GE). Ph. Armida Gandini
Iacono Carla, Il cuscino di Ophelia, retro serra, Casa del Sole, Ceranesi (GE). Ph Armida Gandini
Armida Gandini in dialogo con Carla Iacono, “Se presso una biblioteca ci sarà un giardino, nulla ci mancherà”, dettaglio, serra, Casa del Sole, Ceranesi (GE). Ph.Armida Gandini
Il giardino di Yoshimasa,veduta notturna, Casa del Sole, Ceranesi (GE). Ph Diego Santamaria